lunedì 17 settembre 2012

PIU' SANGUE PULITO NELLE ARTERIE DELLA DEMOCRAZIA



                    
    Ovvero: LA STORIA SI RIPETE COME LA RIVOLUZIONE DEI PIANETI

   Centocinquant'anni fa, mentre nel popolo francese fermentava la ribellione verso la monarchia che si preoccupava dei privilegi di pochi ricchi a danno di molti poveri, Victor Hugo pubblicava uno dei suoi eccellenti romanzi: Les Miserables (I Miserabili).
Quel fermento, nel popolo francese, produsse la prima Rivoluzione Francese, e la Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino. Nei successivi decenni, le altre rivoluzioni sfociarono in quel Quarantotto che provocò l'abbattimento delle monarchie di mezza Europa.

   Se nel passo che segue cambiassimo alcuni nomi citati da Hugo, con quelli di notissimi personaggi italiani contemporanei, si potrebbe pensare che questo articolo l'abbia scritto, nei giorni nostri, un giornalista o uno scrittore che è sdegnato per un generale atteggiamento di arrogante arrivismo diffuso in tutto il paese; esempio dato, soprattutto, da personaggi da noi innalzati ( con il consenso o col silenzio ) agli scanni più alti delle istituzioni, soprattutto della politica. Una politica che se ne infischia dei problemi del popolo, perché sa che la maggior parte dei cittadini sono come loro: pensano soltanto al proprio arrivismo e al bene personale.

                        Tratto dalla Prima Parte dei Miserabili (1862)
Viviamo in una triste società, nella quale ci piomba addosso goccia a goccia dalla corruzione un solo insegnamento: riuscire.
Diciamolo pure en passant: ciò che si chiama successo è cosa orrida per la sua falsa somiglianza con il merito, e inganna gli uomini. Per la folla, la riuscita ha quasi lo stesso aspetto della supremazia. Il successo questo sosia del talento inganna anche la storia. Giovenale e Tacito soltanto ne dubitavano. Ai nostri giorni una filosofia quasi ufficiale è entrata al servizio del successo, porta la sua livrea e ne sorveglia l'anticamera. La teoria è: riuscita. Prosperità presuppone capacità. Vincete un terno, passerete per uomo abile. Chi trionfa è venerato. Nascere con la camicia, qui sta il segreto. Abbiate fortuna, e dormite. Siate felici, e vi si crederà grandi. All'infuori di cinque o sei eccezioni immense che fanno luce di un secolo, l'ammirazione contemporanea non è altro che miopia. Si scambia l'orpello per oro. Essere il primo venuto non guasta: purché si sia arrivati. Il volgare è un vecchio Narciso che adora se stesso e applaude al volgare. Quella facoltà divina per la quale si è Mosè, Eschilo, Dante, Michelangelo, Napoleone, la moltitudine l'attribuisce di primo acchito e per acclamazione a chiunque arrivi al suo scopo in qualsiasi cosa. Che un notaio si trasformi in deputato, che un falso Corneille faccia un Tiridate, che un eunuco giunga a possedere un harem, che un Prudhomme militare vinca per caso una battaglia decisiva, che un farmacista inventi le suole di cartone per l'esercito di Sambreet-Meuse e si procuri con quel cartone venduto per cuoio quattrocentomila franchi di rendita; che un merciaio sposi l'usura e faccia partorire sette o otto milioni di cui lui è il padre e lei la madre, che un predicatore diventi vescovo per la sua voce nasale, che un maggiordomo di una casa nobile esca così ricco dal suo servizio che lo si faccia ministro delle finanze, gli uomini chiamano questo, Genio; come chiamano Bellezza la faccia di Mousqueton e Maestà il muso di Claudio.
Il mondo confonde le stelle disegnate dai piedi delle anatre sul fango con le vere stelle che brillano nella profondità del cielo...
Non era un commento al romanzo, ma una riflessione sul popolo dell'epoca.
   La storia dei popoli si ripete periodicamente come la rivoluzione dei pianeti, e genera altre rivoluzioni che servono a livellare le disparità che l'interesse privato, unito all'arrivismo e alla corruzione, produce a danno dell'interesse comune. Quindi, ad ogni epoca, sarebbero necessarie le ribellioni di massa. Ribellioni non necessariamente violente. Penso che nell'epoca in cui viviamo sarebbe possibile una rivoluzione democratica: basterebbe dare il nostro consenso (soprattutto quello elettorale) solo a chi non si è mai macchiato di ladrocinio e corruzione. Se questa possibilità ancora in futuro non ci venisse data, avrei un'altra idea: inserire all'interno della scheda elettorale (ma se ciò invalidasse il voto, consegnarlo al presidente del seggio ) un foglio con i nomi di corruttori e scippatori di popolo conosciuti personalmente o conclamati pubblicamente, invitandoli ad espatriare in un'isola senza Stato, dove si possano liberamente derubare, frodare e scannare tra loro. Un solo nome potrebbe apparire come una personale vendetta, ma se quel nome fosse ripetuto migliaia di volte, diventerebbe: Vox populi, vox Dei. E, per tornare alla storia, scriveva Catone qualche secolo a.c., più o meno così:”I ladri di beni privati passano la vita in carcere e in catene, quelli di beni pubblici nelle ricchezze e nelle alte cariche”. La storia si ripete!
Ma le responsabilità non sono soltanto di chi amministra: senza una buona educazione civica non è possibile una sensibilizzazione verso un interessamento e un controllo sulla cosa pubblica. Finché ciò che riteniamo appartenerci finisce sulla soglia di casa nostra, le frodi allo stato e alle cose comuni non ci indignano a sufficienza. Chissà  se molti di noi, al loro posto, farebbero lo stesso?
Per attuare una vera ribellione contro chi ci governa (dall'amministratore di condominio al presidente del consiglio), dovremmo prima ribellarci contro noi stessi che permettiamo questi abusi. Non esiste popolo, con un sistema di democrazia che funzioni, che non se lo sia costruito con impegno, fatica, e a volte, purtroppo, anche con il sangue. Ma a proposito di sangue: qualcuno pensa che non andare a votare sia una forma di rivoluzione. Voglio urlare di dolore per questa sciagurata soluzione: è non far più affluire sangue nelle arterie della Democrazia.

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